Il 5 agosto scorso, Max Marisoli ha affrontato un nuovo entusiasmante giro in mountain bike tra i sentieri dell’Oltrepò Pavese. Con il solito spirito d’avventura e un pizzico di follia, Max ci racconta le tappe di un percorso tanto impegnativo quanto appagante, affrontato senza piani precisi ma con la voglia di esplorare.
La giornata è iniziata a Brallo, dove Max ha parcheggiato in piazza, salutato gli amici e dato il via alla sua avventura. Senza l’aiuto di dispositivi GPS o applicazioni, fidandosi delle sue conoscenze del territorio, ha iniziato a pedalare in direzione di Bralello, imboccando subito il Trail 101, una scorciatoia che evitava l‘asfalto.
Il
percorso lo ha portato attraverso un piccolo borgo antico, con poche case ma
dall‘atmosfera accogliente, tipica dei paesi che si riaccendono d’estate. Tra i
vicoli stretti e le porte aperte, Max è stato salutato dagli abitanti del
posto, rendendo l’inizio del suo giro ancora più caloroso.
Superato il borgo, Max ha lasciato il sentiero principale e si è diretto su una
vecchia strada sterrata alla sinistra, seguendo come punto di riferimento il
pallone del Lesima. La meta era la Stalla del Prete, raggiungibile
attraversando il Trail 131, un percorso immerso in una splendida
foresta. Nonostante l‘incombere di un temporale estivo, Max ha proseguito senza
esitazione. Il sentiero era roccioso e impegnativo, ma perfetto per la mountain
bike.
La discesa l’ha portato a Corbesassi, dove, seduto su una panchina
vicino al cimitero, ha consultato il suo Garmin e l‘app Komoot per valutare i
prossimi passi. Nonostante questo secondo pezzo fosse una zona sconosciuta per
lui, i panorami circostanti meritavano ogni chilometro percorso. L’obiettivo di
Max era sempre il pallone del Lesima, ma come al solito, ha deciso di rendere
il percorso più interessante seguendo il suo istinto, anziché i cartelli
segnavia.
Dopo aver superato Corbesassi, Max ha ignorato il sentiero 132 per proseguire
verso Ponti, un piccolo gruppo di case incastonato tra le valli sotto il
Lesima. Qui, il Garmin ha segnalato l’inizio di un trail non numerato e,
attratto dalla bellezza del luogo, Max ha deciso di seguirlo. Il sentiero
attraversava una foresta affiancata da un torrente con due piccole cascate, una
visione che lo ha spinto a non fermarsi nonostante la pioggia leggera. La
traccia era coperta di foglie, ma con l’aiuto della tecnologia, Max ha
continuato la sua salita.
Arrivato su un balcone naturale che si affacciava sulla valle dell‘Avagnone,
Max si è fermato a contemplare il panorama. Il silenzio era rotto solo dalle
gocce di pioggia che cadevano leggere, e quel momento di calma gli ha dato la
carica per proseguire.
Con il sole che faceva capolino tra le nuvole, Max ha trovato il trail che lo
portava verso i Piani del Lesima. Il pallone del Lesima, inizialmente
piccolo in lontananza, ora si ingrandiva man mano che avanzava. La mulattiera
che ha affrontato era ripida e coperta di sassi, tanto che ha dovuto spingere
la bici a mano per un chilometro. Ma la vista dall‘alto ripagava ogni sforzo.
Seduto su un grosso masso, Max si è concesso una meritata pausa per ammirare il
panorama della valle sottostante.
Deciso a evitare il sentiero 130, Max ha optato per un percorso più selvaggio,
passando tra le mucche al pascolo e seguendo il cartello per Prodongo/Lesima.
Con i campanacci degli animali come colonna sonora, si è avvicinato sempre di
più alla vetta del Lesima. Dopo alcune deviazioni e qualche errore di percorso,
finalmente è arrivato al pallone, con la croce che segna la cima della
montagna. Raggiungere la vetta è stato un momento magico, il coronamento di un
giro iniziato quasi per gioco ma con la determinazione di affrontarlo a modo
suo, in maniera avventurosa e fuori dagli schemi.
Per il ritorno, Max ha scelto ancora una volta un percorso lontano
dall’asfalto, scendendo lungo il Trail 101, che costeggia la SP88.
Il sentiero era perfetto per la mountain bike e il trekking, con un terreno
roccioso ma comunque praticabile. Lungo il cammino, ha incontrato una coppia di
escursionisti, scambiando qualche parola sulla sua avventura. Il percorso lo ha
riportato verso Brallo, attraversando il sentiero dell’Annibale e passando per Bocco,
un piccolo borgo in festa.
Infine, arrivato alla fontana di Brallo, Max ha ritrovato i suoi amici, concludendo il giro giusto in tempo per un ultimo saluto.
Anche questa volta, Max Marisoli ha dimostrato come l’Oltrepò Pavese possa regalare avventure uniche, fatte di percorsi selvaggi e panorami mozzafiato. Un giro nato senza grandi piani, ma condotto con la passione per l’esplorazione e la voglia di sfidare sia il meteo che i sentieri più impervi. Max ha vissuto un’altra giornata di pura adrenalina, pronta a essere raccontata come una delle sue tante avventure in mountain bike.
Alla prossima!