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IL TEATRO SOCIALE DI STRADELLA CHE SI ISPIRA AL TEATRO ALLA SCALA DI MILANO

  • 880      Patrizia Ferlini
Focus Oltrepò
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L’Oltrepò Pavese vanta capolavori architettonici che molto spesso passano in sordina, ma che meritano un ruolo di pregio nel patrimonio locale. Un esempio, che sempre più sta emergendo, è il Teatro Sociale di Stradella.

L’Oltrepò Pavese vanta capolavori architettonici che molto spesso passano in sordina, ma che meritano un ruolo di pregio nel patrimonio locale. Un esempio, che sempre più sta emergendo, è il Teatro Sociale di Stradella. Una grande novità per il 1846, anno in cui venne inaugurato sulle note dell’Ernani di Giuseppe Verdi. Il momento storico fu di vitale importanza nello sviluppo di Stradella che, in questo periodo, passò dallo status di borgo a città. Questo teatro fu un modo per celebrare la grandezza acquisita grazie all’operato della “Società per l’erezione del Teatro”. Alcuni personaggi di spicco della vita sociale della città, fra cui Agostino Depretis e il conte Arnaboldi Gazzaniga, decisero che era il momento di dare una maggiore identità al contesto territoriale.

Il risultato lo si può ammirare oggi nell’edificio progettato da Giovanbattista Chiappa, architetto molto attivo nel pavese e in generale nella Lombardia di quell’epoca. Lo stile è chiaramente riconducibile al neoclassico in voga in quel periodo storico e che si ritrova in tutto il suo sfarzo nel Teatro alla Scala di Milano, edificato nel 1778 su progetto di Piermarini. Come era usuale in quegli anni, la facciata aveva lo scopo di rendere ben visibile e riconoscibile il teatro da tutta la piazza e dalle vie limitrofe. Lo stesso portale di ingresso è un esempio della maestosità che si tendeva a dare a edifici di questo calibro, grazie al bassorilievo in pietra raffigurante strumenti musicali e maschere.

Il foyer d’ingresso si articola con due scalinate curve che conducono ai vari palchetti suddivisi in tre ordini, un tempo impiegati nella ripartizione delle azioni dei quarantaquattro soci, in funzione della posizione più o meno prestigiosa. Originariamente era stata realizzata una cupola a chiudere la platea, poi sostituita dal terzo ordine di palchetti e dal loggione su disegni di Cesare Brotti. Una delle maggiori fonti d’interesse del Teatro Sociale di Stradella è però il sipario originale del 1846. Una vera opera d’arte realizzata da Felice di Maurizio e che raffigura la scena del matrimonio tra Renzo e Lucia de I Promessi Sposi.

Durante i primi anni di apertura del teatro le stagioni si arricchivano di spettacoli di marionette e balli per accontentare una più ampia fetta di pubblico, sdoganando il cliché del teatro solo per ricchi. Fin dagli albori si è dimostrata un’istituzione attiva nel sociale devolvendo del 1857 gli incassi delle rappresentazioni agli alluvionati di Portalbera e, successivamente, anche ai senza tetto del terremoto in Sicilia. Nel tempo il Teatro Sociale di Stradella si è trasformato in sala di proiezioni cinematografiche prima di ritornare alla sua funzione originaria. Dal 1949 è nella lista dei Monumenti Nazionali per via della sua impronta architettonica e oggi è riconosciuto come un “cantiere della mente” grazie alla sua apertura a tutte le arti e culture. I teatri sono sempre stati una testimonianza indelebile della storia e della sua evoluzione e Stradella è una delle custodi di questo spaccato oltrepavese.

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