Negli anni ‘70, l‘Oltrepò Pavese non era noto solo per i suoi pittoreschi vigneti, ma anche per la produzione di una piccola auto che avrebbe fatto parlare di sé: la Lawil Varzina. Questa vettura, assemblata dalla Lawil con sede a Varzi, rappresentava una vera innovazione nel segmento delle city-car, essendo una delle prime microcar mai prodotte.
La produzione della Lawil Varzina iniziò nel 1968 e continuò fino al 1982. Pur essendo un prodotto italiano, la Varzina ottenne maggiore successo all‘estero, in particolare in Francia, dove veniva utilizzata prevalentemente dai postini, grazie alla possibilità di guidarla senza patente. In Italia, invece, era considerata una vettura a tutti gli effetti.
La carrozzeria Scattolini di Peschiera del Garda disegnò la microvettura su iniziativa dell‘ingegnere Carlo Lavezzari. Il prototipo fu presentato al Salone di Parigi del 1966, catturando l‘attenzione dell‘imprenditore francese Henri Willam. Colpito dall‘idea, Willam decise di collaborare con Lavezzari, portando la produzione in serie nello stabilimento di Varzi. Il nome "Lawil" deriva dall‘acronimo dei cognomi Lavezzari e Willam.
La Varzina è stata una pioniera tra le citycar, conosciute all‘epoca come ‘microcar’. Pur essendo una vettura di nicchia con un costo di circa un milione di lire, la produzione giornaliera era di circa cinque esemplari. Il primo modello prodotto fu la Spider Lawil S3 Varzina, seguito da altre versioni come la Berlina, il furgoncino C2 e il camioncino C5.
La Lawil Varzina subì varie modifiche nel corso degli anni, sia nella meccanica che nel motore. La motorizzazione iniziale era una Lambretta da 125 cc, successivamente sostituita da un motore da 175 cc e infine da un motore BCB da 250 cc. Anche le ruote cambiarono, passando da 8 pollici a 10 pollici.
Tutti i modelli della Lawil condividevano alcune caratteristiche tecniche fondamentali:
- Motore posizionato anteriormente
- Trazione posteriore
- Raffreddamento ad aria forzata
- Cambio a 4 velocità più retromarcia
- Freni idraulici a tamburo su tutte le ruote
Se in Italia la Varzina era vista come una curiosità, in Francia divenne un vero e proprio fenomeno. La possibilità di guidarla senza patente la rese estremamente popolare tra i postini e altri lavoratori che necessitavano di un mezzo pratico e maneggevole per spostarsi rapidamente. La semplicità e l‘efficienza della Varzina conquistarono il mercato francese, dove fu esportata in gran numero.
La produzione della Lawil Varzina terminò nel 1982, segnando la fine di un‘epoca per questa piccola vettura italiana. Tuttavia, l‘eredità della Varzina vive ancora oggi tra gli appassionati di auto d‘epoca e i collezionisti, che ne apprezzano il design innovativo e la storia unica.
La Varzina non è solo un esempio di ingegneria automobilistica, ma rappresenta anche un pezzo importante della storia industriale italiana, dimostrando come l‘innovazione e la collaborazione internazionale possano portare a risultati straordinari.