Sospesi tra le ali dell‘ «APE MELIFLORA», e grazie alla descrizioni di Katiuscia Gergenti, ci inoltreremo in un viaggio emozionale con i mandorli di Monteforte, scoprendo il suo incanto nascosto tra i profumi dolci e l‘incanto di fiori e paesaggi vibranti.
Eppur mi par sentir profumo di primavera ….. infatti al tepore del sole, in questa domenica di metà Febbraio, mentre riecheggia nella Valle il festoso Carnevale, decido di far una ronzata di ricognizione. Sul tragitto primule, viole sino a ritrovarmi difronte ad un incanto di fiori bianchi. Ad accogliermi i Mandorli in fiore .
Sono giunta qui risalendo da Varzi, in Valle Staffora, direzione Castellaro e seguendo una piccola deviazione ho trovato Monteforte, sulla Via del Sale, che coi suoi circa 700 mt di altitudine domina la Valle. È un borghetto Medioevale di case in Pietra, posto tra i Boschi di Castagno.
Ad accogliermi un bellissimo cavallo nero, gli orti, un murales e di fronte a me una Fonte di acqua fresca con lavatoio. Disturbiamo il sonno di un vecchio gatto, che si allontana e pare scandire col suo passo il ritmo lento di questi luoghi. Troviamo alla sinistra la Chiesetta di San Colombano, sorta nel 1616, sulla facciata lineare, intonacata ed a tinte tenui, riporta la scritta "Sancto Columbanum Dicatum", mentre l‘aguzzo campanile è in pietra con la classica campana in bronzo.
La vista è mozzafiato, ma i Mandorli in fiore ci invitano a seguire un sentiero erboso, che conduce al piccolo cimitero in cui giacciono le spoglie dei partigiani della Divisione "Aliotta", Brigata "Capettini, caduti l‘ 11 dicembre 1944.
Nel largo,appena sopra, sorgeva la Rocca di Monteforte, della famiglia Malaspina, ad oggi solo pochi giri di pietre a segnare il perimetro di quella che era la Torre d‘avvistamento. Anche io e Gaspare, il mio inseparabile amico quadrupede, abbiamo voluto assaporare l‘emozione di dominio e quindi ci siamo fatti una foto sulla torre. Attorno a noi la poesia dei mandorli in fiore e delle ginestre che si preparano anch‘esse ad accogliere la primavera, i boschi di Castagno, i vicini borghi arroccati, tra cui Castellaro ed, in fondo valle, Varzi con il fiume Staffora. Si distingue la Via del Sale e possiamo immaginare i muli che in passato l‘hanno percorsa, sostando a Monteforte per abbeverarsi alla fonte, probabilmente anche in cambio di qualche gabella.
La mia attenzione però è ora rivolta alla mia sinistra, poiché noto dei pendii completamente pelati, privi di vegetazione per la maggiore, e dai colori cangianti, sulle tonalità del grigio scuro in vetta, poi rossicce, sino all‘ocra verso il fondo valle. Loro sono i calanchi , uno scenario suggestivo provocato da un fenomeno geomorfologico di erosione del terreno che si produce per l’effetto di dilavamento delle acque su rocce argillose.
Per la maggiore sono esposti a sud, dove l‘irraggiamento solare è più forte e quindi la roccia argillosa asciugandosi rapidamente si scaglia in piccoli frammenti. Ed è lì che voglio andare, per vederli più da vicino...
Ci lasciamo dunque i mandorli alle spalle, salutiamo gli amici bombi, gli unici due abitanti incontrati sul viottolo e torniamo verso Varzi. Avvistato un posto abbastanza sicuro per l‘accesso a queste formazioni, ci fermiamo. Apparentemente alla vista i calanchi sembrano sabbiosi, invece al tatto sono formati proprio da minuscole scaglie. Non posso resistere e voglio cavalcare quelle che appaiono delle vere e proprie Dune d‘Oltrepò, mentre difronte a me saluto Monteforte, il suo campanile ed i Mandorli.