Sarà la crescente presenza di stranieri, sarà che l’Italia veste sempre più i panni di una nazione altamente cosmopolita, ma il Belpaese, registra netti cambiamenti anche nei consumi e nelle abitudini dei suoi abitanti. Cosa succede all‘enogastronomia locale?
Quando parliamo di abitudini, intendiamo soprattutto quelle di genere culinario. E’ noto che l’italiano ami la buona cucina, in generale, e dell‘Oltrepò Pavese in particolare. In realtà, nonostante il legame alla tradizione della tavola sia ancora molto forte, fonti accreditate rivelano che la popolazione italiana tende ad avvicinarsi sempre più alla cucina etnica. Infocamere già nel 2010 fotografava il cambiamento. I dati rilevati facevano sapere che oltre la metà degli italiani aveva sperimentato, almeno in un’occasione, la ristorazione dei Paesi esteri. Oggi questi dati sono in cresciti. In particolare l’Italia strizza l’occhio alla cucina straniera dai piatti argentini al sushi. Ma la cucina del nostro territorio che posto occupa nei gusti dei consumatori? Per dare una risposta cerchiamo di coglierne gli aspetti principali e le sue caratteristiche.
Per la sua collocazione geografica, l’Oltrepò Pavese risente, geograficamente parlando, delle tradizioni gastronomiche provenienti dalle regioni confinanti e, da un punto di vista storico, alle abitudini di domini passati ma, soprattutto, alla sua tipica, quanto antica, vocazione contadina . Il tutto abbinato ai vini secchi o amabili, frizzanti o rossi prodotti nel territorio. La sua enogastronomia, inserita in un territorio incontaminato che parte dalle rive del Po e, passando per le colline coltivate a vigneto, arriva fino nella fascia appenninica ai piedi dei monti Penice, Lesima e Chiappo è curata da da numerosi agriturismi, raffinati ristoranti ed eleganti hotel che sanno mettere ben in luce le eccellenze di questo territorio, far conoscere i prodotti tipici trasformando una normale cena in un evento dai molteplici gusti, aromi e profumi.
Tra i prodotti di eccellenze sono da ricordare i formaggi di capra, la patata del Brallo, la pomella genovese della Val di Nizza e le ciliegie e mele di di Bagnaria. Profumatissimi sono poi i tartufi e i funghi porcini raccolti nei boschi e prati dell’Appennino. I turisti potranno poi apprezzare la micca di Stradella, il miele di Zavattarello e i dolci della tradizione quali la torta di mandorle di Varzi o la torta Sabbiosa di Romagnese senza tralasciare i celebri Brasadè di Staghiglione
Per rispondere alla domanda provocatoria del titolo «gli italiani la vogliono straniera.... la cucina?» possiamo dire che la tradizione alimentare locale, unita alla cultura del territorio, abbia due ingredienti particolari che la rendono diversa dalle momentanee mode gastronomiche: l‘impiego di materie prime di grande qualità e la particolare attenzione per la salute. Per saperne di più approfondiremo la conoscenza enogastronomica dell‘Oltrepò rivolgendoci ai diretti interessati: i ristoratori. Ci renderemo così conto dell‘amore che mettono nella realizzazione di un piatto, l‘energia che impiegano nel proporre eventi a tema o ai sacrifici per superare l‘aumento dei costi energetici, o delle materie prime, per mantenere viva questa tradizione che in tantissimi casi è di livello elevato