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LA LEGGENDA CREATA DA UOMINI STRAORDINARI - EVENTO 1000 MIGLIA

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Focus Oltrepò
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Grazie ad Emanuele Bombini e al suo costante impegno a favore dell‘Oltrepò, una gara che unisce l’Italia passerà nelle nostre strade dell’Oltrepò il 16 giugno. Popolata dai più grandi nomi dell’automobilismo sfileranno in una adeguata cornice paesaggistica

Quella che è destinata a diventare la gara più celebre del mondo nasce come una forma nemmeno tanto velata di ripicca. Succede tutto in fretta nel 1926, l’anno in cui il mondo intero parla di Guglielmo Marconi, il fisico italiano che unisce con un ponte radio Londra e Sidney, ma nessuno si occupa della rabbia di quattro amici al bar, Aymo Maggi, Franco Mazzotti, Renzo Castagneto e Giovanni Canestrini, giovanotti anche di ottimi natali messi assieme dalla passione per i motori, che nel loro piccolo ci restano male, molto male, quando la federazione di allora snobba la richiesta della città di Brescia di ospitare il gran premio d’Italia. Per tutta risposta, con quel pizzico di incoscienza che fa sempre bene ai libri di storia, quei quattro uniscono sforzi e denaro per ideare una gara sulla lunga distanza che parta proprio da Brescia, raggiunga Roma e torni da dove è partita, a Brescia. Una sorta di sonora pernacchia al potere lunga 1.600 km, ovvero 1000 miglia, e per di più immaginata su strade del tutto normali, quelle dove l’Italia si dibatte ogni giorno fra i primi abiti per “donne belle e benestanti” del catalogo Rinascente mentre gli uomini devono vedersela con la curiosa “tassa sul celibato”, uno dei soliti guizzi di fantasia studiato dai politici per spillare quattrini a chi proprio non ne ha.

Alla prima 1000 Miglia, com’è subito battezzata, partecipano settantasette equipaggi e la gara diventa un successo così imprevisto da convincere i quattro amici a mettere in cantiere la seconda edizione. A tagliare il primo traguardo, quello del 1927, sono Ferdinando Minoia e Giuseppe Morandi su OM 665 S Spyder, che riescono nell’impresa di coprire la distanza prevista in 21 ore, 4 minuti e 48 secondi, con la media allora iperbolica di 77,238 km.

La popolarità della gara cresce a dismisura e attraversa il paese, le edizioni susseguono con variazioni del percorso a volte minime e altre piuttosto decise, ma sul cielo della 1000 Miglia, alla faccia di chi non ci credeva, sembra splendere il sole. Le cose brutte arrivano nel corso dell’edizione del 1938, quando in circostanze mai del tutto chiarite, una Lancia Aprilia, nei pressi di Bologna, esce di strada volando sul pubblico: muoiono in dieci, fra cui sette bimbi di una scolaresca, e altre 23 persone restano ferite gravemente. Una notizia che sconvolge l’Italia e obbliga Mussolini, allora capo del governo, a varare un decreto che vieta le corse automobilistiche su strada. La storia della 1000 Miglia sembra fermarsi qui, di colpo e senza appello, dopo una decina appena di edizioni ed un crescendo di nomi come Nuvolari, Campari, Varzi, Pintacuda, Caracciola, Biondetti e Borzacchini che l’hanno resa l’appuntamento che tutta l’Italia aspetta.

Due anni di silenzio poi, nel 1940, qualcosa sembra muoversi di nuovo: non si chiama più 1000 Miglia ma tornando all’inizio della questione è ribattezzata Gran Premio di Brescia, e va in scena su un triangolo formato da Brescia, Mantova e Cremona, da percorrere nove volte, fino a raggiungere i 1.600 km che ormai sono un marchio di fabbrica. Ma non si tratta che di un altro tentativo destinato a chiudersi in fretta: nell’aria ci sono altre faccende a cui pensare e le corse, così come l’orgoglio ferito dei quattro amici, passano in secondo piano. Arriva la guerra, l’Italia paga il suo prezzo e sulla gara della Freccia Rossa calano i titoli di coda.

Serve un salto di sette anni, per arrivare alle 14 esatte del 21 giugno 1947: quel giorno si torna a parlare della gara ideata dai quattro amici. Su un percorso che deve per forza adattare il percorso alle macerie lasciate dalla guerra, la 1000 Miglia torna a infiammare gli animi: vince Clemente Biondetti che grazie alla potentissima Alfa Romeo 8C 2900B si lascia alle spalle la Cisitalia 202 SMM spyder di Tazio Nuvolari, l’idolo delle folle. La gara riprende quota, i nomi ai nastri di partenza si affollano e di nuovo sulla 1000 Miglia torna a splendere un sole che ancora una volta sembra spinto in alto dall’Italia intera.

Ma il destino è spesso una cambiale in bianco che prima o poi va pagata, e il 12 maggio 1957, giorno di caldo afoso sulla pianura padana, un  pneumatico della Ferrari 335 S di Alfonso de Portago esplode a poco meno di 40 km dall’arrivo, mentre il pilota spagnolo affronta una strada sterrata nel territorio di Guidizzolo, piccolo centro agricolo fra Mantova e Brescia. L’auto finisce in un fosso e a causa della folle velocità, decolla atterrando su un gruppo di spettatori: i morti sono nove, e cinque sono ancora una volta bambini, con l’unica colpa di voler vedere da vicino le auto che probabilmente sognavano ogni notte. Per le gare su strada, ormai vietate in tutto il mondo dopo un’altra tragedia che due anni prima aveva funestato la 24 Ore di Le Mans, ma con l’unica eccezione dell’Italia, sull’onda popolare che chiedeva di salvare la 1000 Miglia, si sta scrivendo l’ultimo capitolo. Ed è grande, lo sforzo dell’Automobil Club di Brescia, che per tre anni prova ancora ad organizzare qualcosa di vagamente simile, con brevi tratti di velocità chiusi al traffico alternati a trasferimenti in cui i piloti devono rispettare i limiti imposti dal codice della strada. Ma non c’è più niente da fare: il sogno dei quattro amici, e la storia della 1000 Miglia, si chiudono qui.

LA RINASCITA

Sulla gara cala un silenzio lungo vent’anni, in cui nessuno riesce a dimenticare le imprese di quei nomi che il tempo inizia ad inghiottire. Esattamente nel 1977 cade il cinquantenario della Coppa delle 1000 Miglia, un’occasione che l’Automobile Club di Brescia decide di celebrare con un Rally che abbia le caratteristiche delle ultime edizioni: una gara di regolarità con prove veloci, affiancato da un evento rievocativo aperto a vetture storiche, organizzato sullo storico percorso Brescia-Roma-Brescia. E’ di nuovo un successo che supera ogni aspettativa, ma per ricreare la gara servono soldi, tempo e un’organizzazione che se ne occupi a tempo pieno. E perché questo accada vanno messi in conto altri cinque anni di pazienza.

Primavera 1982, Brescia, viale Venezia, quello che un tempo si chiamava viale Rebuffone: da qui partiva la 1000 Miglia e da doverosamente qui la storia di questa gara ha scelto di riallacciarsi al suo passato. Non c’entra più la velocità, perché la gara ideata dai quattro amici si è adeguata ai tempi, trasformandosi in rievocazione storica di regolarità, per salvarne lo spirito agonistico ma mescolato con l’idea che si tratti di una festa itinerante, che parta da Brescia, tocchi a Roma e riattraversi l’Italia fino a Brescia. Alla gara possono partecipare auto prodotte dopo il 1957, che abbiano preso parte ad almeno un’edizione della gara originale. E come se il tempo non fosse mai passato, la gara torna ad infiammare gli animi e ad attirare appassionati da tutto il mondo, che partono imbarcando i propri gioielli su ruote per poter dire io la Freccia Rossa l’ho fatta davvero.


https://1000miglia.it/eventi/1000-miglia/1000-miglia-2023-13-17-giugno/

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