Patrizio Dolcini, Consigliere Nazionale Legambiente
Una bomba d’acqua di eccezionale violenza ha travolto Varzi e le sue frazioni, trasformando in pochi minuti le strade del borgo in veri e propri fiumi di fango. I danni sono stati ingenti, con colate detritiche che hanno invaso abitazioni, attività commerciali e infrastrutture, mettendo a dura prova la comunità locale. Un fenomeno atmosferico tanto improvviso quanto devastante, che richiama con forza l’urgenza di predisporre un piano strutturato e organico di prevenzione e contrasto al dissesto idrogeologico. Non si tratta più di affrontare singoli eventi emergenziali, ma di costruire una strategia territoriale capace di proteggere il patrimonio naturale, le abitazioni e la sicurezza dei cittadini da un rischio che, complice il cambiamento climatico, sta diventando sempre più frequente e pericoloso.
Fango e paura a Varzi: il cambiamento climatico accelera il dissesto idrogeologico
Varzi e le frazioni limitrofe sono state ieri teatro di una violenta bomba d’acqua che ha provocato pesanti colate di fango lungo le vie del borgo. Un evento eccezionale per il periodo primaverile, ma purtroppo destinato a ripetersi, a causa degli effetti sempre più evidenti del cambiamento climatico.
Il Sindaco Giovanni Palli, anche Presidente della Provincia di Pavia e della Comunità Montana, ha parlato subito della necessità di un cambiamento radicale nella gestione del territorio, trovando pieno sostegno da parte di Legambiente.
La fragilità idrogeologica della zona è nota da tempo. Molti Comuni hanno recentemente ottenuto fondi da bandi regionali per interventi di messa in sicurezza, ma fenomeni come quello accaduto ieri dimostrano quanto sia indispensabile pianificare strategie di prevenzione a livello più ampio e coordinato.
Prevenzione del dissesto: Legambiente e Sindaco Palli chiedono interventi urgenti
Dopo la bomba d’acqua che ha colpito Varzi, l’urgenza è chiara: serve un piano strutturato per prevenire il dissesto idrogeologico. Come sottolineato da Patrizio Dolcini, Consigliere Nazionale di Legambiente, è fondamentale adottare un nuovo indirizzo di intervento territoriale.
Le misure prioritarie individuate sono:
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Sospendere arature profonde e pratiche agricole invasive sui terreni a forte pendenza.
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Ripristinare e mantenere in modo costante le aree boschive e i canaloni, oggi pericolosamente carichi di detriti.
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Approvare con immediatezza il PIF – Piano d’Indirizzo Forestale, la cui adozione è bloccata presso la Comunità Montana.
Perdere i fondi destinati alla gestione agro-forestale sarebbe un errore gravissimo: occorre agire con tempestività per proteggere il territorio e prevenire danni futuri.
Solo una gestione organica, coordinata e costante del territorio può salvarci dalle conseguenze sempre più gravi del cambiamento climatico.